Villa Valmarana ai Nani, Veneto, Italia
Una perla nel territorio vicentino
Ho visitato la Villa Valmarana durante uno dei miei soggiorni a Venezia mentre scrivevo il libro sulla Serenissima. È stata una gita di un giorno, una piacevole pausa dalla scrittura. Desideravo vagare per la zona fuori Vicenza con le sue famose ville palladiane e abbracciare con lo sguardo l'architettura rinascimentale con le colonne in stile greco classico, i frontoni e l'armonia delle linee, a me così familiare essendo nata ad Atene.
Se la roccia e la nudità del paesaggio sono indispensabili per lumeggiare la bellezza dell’antica architettura greca, le ville rinascimentali del Veneto hanno bisogno della verde dolcezza del paesaggio per rilassare lo sguardo. Dopotutto, furono costruite come eleganti dimore estive, un buen retiro, per i nobili che avevano lasciato i loro palazzi nel centro di Vicenza, brulicante di traffico e di vita, ma anche, in quel periodo, non particolarmente salubre.
A poca distanza dalla celebre Villa La Rotonda, il cui stile influenzò il gusto degli inglesi nel costruire ville simili nella campagna inglese, un bellissimo cancello in ferro battuto annunciava il mio ingresso alla Villa Valmarana ai Nani. Essa mi si è subito imposta grazie alla nettezza delle sue linee e al fascino delle sue geometrie, così come grazie ai suoi giardini all'italiana, mentre il verde paesaggio sullo sfondo pareva un palcoscenico su cui la villa si stagliava come in una favola.
Nel 1757 Giustino Valmarana, appartenente all'antica nobiltà vicentina e proprietario della villa, invitò Gianbattista Tiepolo a dare colore e luce all'interno. 800 metri quadrati di pareti sono stati ricoperti da magnifici affreschi trasformando la Palazzina in un vero gioiello. L'artista sessantenne, che aveva decorato i più bei palazzi sul Canal Grande a Venezia, eseguì gli affreschi secondo il gusto e i soggetti prediletti del proprietario, che erano le storie mitiche dei poeti dell'antichità.
Quando sono entrata, mi è venuta voglia di volare con la Storia mentre mi sentivo avvolta da emozioni sublimi. È stato lo stile straordinario e innovativo di Gianbattista Tiepolo a condurmi nel mondo dell'epica mentre, nella sala principale, ammiravo Ifigenia in procinto di essere sacrificata affinché le navi di suo padre Agamennone salpassero per Troia. Il Sacrificio d’Ifigenia fu il preludio dell' Iliade omerica. La scena drammatica, magistralmente dipinta dall'artista con la sorprendente tecnica del trompe l'oeil, ha catturato il mio sguardo grazie alla maniera teatrale del pennello del Tiepolo. Inoltre, basta l'affresco a dare il tono della decorazione quando nella villa vengono organizzati vari eventi, come i banchetti. Per decorare la tavola sono necessari solo il colore bianco, il cristallo e l’argento.
Passando da una stanza all'altra, sono rimasta stupita da altre serie di affreschi ispirati ai poeti dell'antichità, come i momenti drammatici del semieroe Achille narrati dai versi di Omero nell'Iliade o le grandi opere della letteratura latina, come l'Eneide, scritta nel primo secolo a.C. dal poeta romano Virgilio. Il poema narra la storia leggendaria di Enea che lasciò Troia e si recò in Italia dove diventò il capostipite dei Romani. Questo tema era molto apprezzato dai nobili italiani e nei loro splendidi palazzi, tali affreschi venivano celebrati per evocare le origini mitiche degli antenati.
Lasciando la Palazzina sono uscita nei giardini. Mi sono accomodata al caffè lasciandomi baciare dal sole, anche se non ero del tutto sicura che la luce del pennello di Tiepolo fosse del tutto scomparsa, perché la vista straordinaria davanti a me mi dava la stessa sensazione di un dipinto. Questi sono gli angoli nascosti che riservano piccole sorprese al viaggiatore, e devo confessare che alla Villa Valmarana ogni passo è una rivelazione.
Entrando nella Foresteria sono scesa dalle altezze divine della maniera artistica di Gianbattista Tiepolo e sono approdata allo stile pittorico realistico del figlio Giandomenico. Ogni stanza ha un tema diverso eseguito in modo delizioso: scene campestri di contadini e agricoltori veneti che si rilassano dopo una dura giornata di lavoro. Sono dipinte con dettagli di fascino straordinario, come le uova nel cesto che osserva una contadina. La discendente di Giustino Valmarana, Maria Carolina, racconta che i suoi zii dormivano in questa stanza da giovanissimi, affacciati ai muri alla vista dei contadini. Come potessero dormire in una stanza così magistralmente dipinta non si sa, ma i piccoli Valmarana lo trovavano normale perché erano abituati a vivere circondati da opere d'arte.
I genitori dei ragazzi, che erano i nonni di Maria Carolina, dormivano nella stanza cinese. Figure orientali con strani cappelli in testa e altre deliziose scene orientali come La Passeggiata del Μandarino o Il Mercante di stoffe testimoniavano l'interesse dei devoti dell'arte del XVIII secolo per questo genere di decorazione, chiamate “chinoiseries”.
L'ultima stanza è quella che mi ha incantato di più con l'incredibile scala trompe l'oeil. Mi è parso che mi suggerisse di salire al secondo piano della Foresteria tenendo il corrimano, che ovviamente non esiste. La scena mostra un servitore moresco che trasporta un vassoio con due tazzine da caffè che sale nella stanza del suo padrone.
La villa è ancora di proprietà privata. La famiglia Valmarana continua ad utilizzarla come dimora di campagna e i cugini Giulio e Maria Carolina condividono il piacere di soggiornare qui. Come dice Giulio, la considerano la loro casa e, avendo ereditato un tale tesoro artistico, si sentono responsabili verso l'umanità. Hanno aperto la villa al pubblico e la gente viene a visitarla da tutto il mondo.
Inoltre, considerata come una delle perle del Veneto, nella villa vengono organizzati matrimoni, serate musicali, banchetti, anche l'accoglienza di auto d'epoca che scendono per le idilliache colline del territorio vicentino, in un'atmosfera improntata all'eleganza e, soprattutto l'amore profondo per la continuità del patrimonio culturale.
Dopotutto, per noi viaggiatori sensuali, questa è l'Italia!
Il mio lungo soggiorno a Venezia è descritto nel libro La mia Venezia