Ιl mio pellegrinaggio a Gerusalemme con l’Ordine dei Cavalieri del Santo Sepolcro, Medio Oriente
Quel giorno pertanto, con il cane tranquillamente accovacciato ai suoi piedi, Joséphine mi annunciò che di lì a qualche mese aveva intenzione di ritornare a Gerusalemme. La notizia mi rallegrò. Aspettavo che continuasse a parlare quando a un tratto mi accorsi che qualcosa la bloccava. Mi guardò, poi mi propose di accompagnarla in questo suo nuovo pellegrinaggio.
“Pellegrinaggio?”, le feci eco, come se quella parola la sentissi per la prima volta.
Si trattava di una prospettiva così estranea alla sfera dei miei interessi, che per un istante la guardai perplessa. Un conto era scambiarci il racconto delle nostre esperienze sotto le stelle di Roma e un altro imboccare insieme con lei il sentiero cattolico della sua vita.
Pellegrinaggio?, ripetei dentro di me cercando di comprendere il significato reale di quella parola. Stavo per rifiutare la proposta, ma mi precedette:
“Si tratta di un viaggio che faremo con l’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme”, spiegò, e subito dopo si mise a esporre con entusiasmo la storia dei Cavalieri.
Mentre l’ascoltavo, l’idea cominciava ad affascinarmi. La prospettiva di seguire i Cavalieri del Santo Sepolcro a Gerusalemme e di presenziare ai loro riti mi pareva vieppiù allettante. Un viaggio del genere si collocava nell’ambito dei miei interessi culturali, in cuor mio cominciò a risvegliarsi la curiosità del periegeta, mi parve che fosse Roma stessa a invitarmi a compiere questo viaggio, e quando tutto mi fu chiaro, decisi di cogliere al volo l’occasione e di accettare la proposta della mia amica.
Quanto al pellegrinaggio, il cui senso in parte mi sfuggiva, lo lasciai in sospeso sopra la mia testa come un concetto astratto.
Fu così che cominciarono i preparativi e che il mio spirito organizzativo si mise all’opera. Dagli scaffali della libreria presi tutte le cartine e le mappe relative alla Terra Santa, con l’aiuto della Guida Michelin, flash! flash!, Gerusalemme si trasformò in una serie di istantanee fotografiche dentro la mia mente, rilessi i libri dei viaggiatori francesi e inglesi, mi ritornarono alla memoria le descrizioni di Ibn Battuta, così come le Crociate, considerate ora dagli arabi ora dagli occidentali, e tutto questo si trovava adesso in pianta stabile sulla mia scrivania, mentre la vita di Salomone e quella di Davide stavano sul comodino, per non parlare dei Persiani, dei Bizantini e dei Mammalucchi, che percorrevano i secoli armati fino ai denti, e insomma tutti questi affascinanti sussidi bibliografici furono chiamati in causa allo scopo di offrire una preparazione adeguata a me, decisa a diventare una periegeta esemplare. Temevo che se Joséphine fosse venuta a casa mia, notando il caos che dominava la biblioteca si abbandonasse a un’esclamazione di sorpresa:
“Hai bisogno di tutta questa roba per sentire la Parola di Dio?”
Ma per fortuna non venne, così non ebbi l’occasione di sentirla.
Fu così che arrivò il giorno della partenza.
Memorie di viaggio dal libro: Passeggiate romane