La vita in un villaggio di Provenza, Francia
In quella piccola terrazza, situata all’altezza delle mura, che un tempo proteggevano il villaggio dalle invasioni di Carlo Quinto, avevo collocato il mio salone all'aperto, cioè due sedie e un ombrellone per proteggermi dal sole o dalla pioggia. Era il posto dove mi godevo la prima colazione.
Quando finalmente era passato il trambusto dell'estate e i turisti avevano iniziato a diradarsi, il paese era tornato alla sua splendida quiete. Allora di nuovo potevo godere della sua bellezza. Camminavo per le sua stradine, parlavo con gli artisti della loro ispirazione nata in atelier.
Gerard, arrivato da Savoia, lavorava il legno d'ulivo. Bellissimi oggetti realizzati con cura, che si vendevano con il bric à brac che raccoglieva dalle vecchie case di Provincia. Robert e Nadine avevano una piccola galleria dove vendevano acquarelli e Claude-Victor, che proveniva dalla piccola nobiltà della regione, dipingeva con lo smalto su rame o vetro e la reputazione della sua arte aveva raggiunto la Costa Azzurra. Gabrielle, lasciata la Lorena, vendeva vetri colorati che aveva portato dalla sua città natale. Leonard aveva accumulato nel suo negozio sacchi con lavanda, menta e timo e sugli scaffali aveva vasi di erbe secche coltivate dai contadini dei campi lì intorno.
Un pomeriggio mentre ero alla fontana centrale del paese, mi fermai davanti ad una vetrina per ammirare due libri. Il titolo era inciso sul cuoio delle copertine con la fantasia dell'artista. Pronunciai le lettere a bassa voce: Symphonie en blanc majeur. E mentre ero incantata dalla musicalità delle sillabe, entrai a chiacchierare con colui che aveva creato quell’oggetto meraviglioso. Sorpresa, vidi che era il mio vicino di casa, con il quale non avevo parlato per tutta l'estate, perché era sempre di corsa a causa del suo continuo lavoro estivo. Si chiamava Amédée e, là nel suo atelier, mi notò per la prima volta.
Così tranquille passarono le giornate autunnali in Provincia in un'atmosfera autentica e così umana. Lo stress e il rumore della società moderna erano distanti. E se ciò che chiamiamo felicità si misura in pochi istanti, ho passato ore e persino giorni di questa felicità a dipingere e a guardare dal mio terrazzo i campi di lavanda, perdendomi nella sottile sincronia creata dal viola dei fiori unito al porpora delle rocce, e più lontano ancora col blu profondo del mare che si incontrava con il rosa del cielo al tramonto.
Provenza, ottobre 1990
Viaggi con i miei libri in italiano