A zonzo per Salvador di Bahia, Brasile
Esotismo e sentimenti
A Salvador di Bahia, circondato da boschi di palme, dune di sabbia bianca che arriva fino all'aeroporto, la gente è sorridente e rilassata. Le donne, le Bahianas, sono paffute, indossano abiti bianchi di pizzo, turbanti di merletto e molte collane dai colori sgargianti. Nei negozi sono vestite apposta così per attirare l’attenzione dei turisti, ma invece di indossare i sandali, indossano scarpe di tela bianca.
Un mondo esotico, pieno di contrasti.
Nelle canzoni si canta che la città ha 365 chiese, una per ogni giorno. La verità è che si tratta di 160 o 170 chiese, e ho notato che le persone quando passano davanti ad una chiesa si fanno la croce, ma la fanno continuamente, perché in ogni angolo c’è una chiesa barocca. A Pelourinho, il quartiere più vecchio della città, è interessante camminare, ma è in cattive condizioni. Le macchine salgono e scendono con fatica lungo le strade strette, che sono sporche e soprattutto pericolose. Alla fine di una stradina si arriva al monastero delle Carmelitane.
Ed ecco la sorpresa! La chiesa del monastero ha una croce, scolpita da uno schiavo. Il legno è di cedro ed è dipinta con l’estratto di radice di banana mescolato con sangue di mucca. Le suore hanno pagato lo schiavo con 2.000 rubini dall’India per scolpire il Cristo, e con i soldi poteva riscattare la sua libertà. Lui invece ha incastonato i rubini nel sangue di Cristo.
E adesso un tocco di tenerezza! I brasiliani ballano e cantano con passione. La miseria non sembra preoccuparli. Oltre al cattolicesimo credono in un'altra religione, portata dall'Africa, che si chiama macumba o candoblé. A Rio de Janeiro, mi hanno detto che la notte di Capodanno i cariocas vanno a Copacabana e accendono delle candele. Mettono degli oggettini dentro piccole scatole che gettano insieme ai fiori nel mare in onore della dea del mare.
Poi il mistero! A Salvador è pericoloso camminare la sera, ma una notte la mia amica ed io, che viaggiavamo da sole in Brasile, ci siamo fatte coraggio e siamo andate in taxi al Solar do Uhnao, in un vecchio magazzino del sale sul lungomare della città, che adesso è un ristorante dove si assiste alla danza di capoeira. L'atmosfera prima di raggiungere il posto era piena di mistero. Un buio vicolo di pietra ci ha condotto ad una piccola piazza, e a sinistra c’era una chiesetta. L'oscurità regnava ovunque. Poi, percorsi alcuni gradini, siamo arrivate all'ingresso del magazzino.
Poi qualcosa di folle! Una Bahiana ci ha accolte insieme ad un maître in abito nero e farfallino, e insieme ci hanno accompagnato attraverso alcune piccole stanze di pietra invitandoci a sedersi ad una tavola accanto alla finestra aperta sulle rocce. La danza di capoeira ha le sue radici in Africa. Ai tempi della schiavitù, i deportati avevano le mani incatenate e quando litigavano, lottavano con le gambe. In seguito questa lotta è diventata una danza. Al ritmo dei tamburi, con movimenti rapidi i danzatori sollevano le gambe cercando di colpire l'avversario. Un paio di ballerini ricevettero colpi veri e si ritirarono.
Dopo il terrore! Alla fine della cena dovevamo pensare al ritorno. Dopo aver lasciato la piccola piazza illuminata da fioche luci gialle, un uomo di colore si avvicinò a noi, si presentò come un tassista e ci informò che con 250 cruzados ci avrebbe riportato in albergo. La mia amica temette che volesse derubarci, ma appena lo disse, le luci della piazza si spensero e noi restammo al buio.
Poi udimmo un forte rumore. A un tratto la piccola chiesa fu illuminata da un intenso colore viola, e io per poco ebbi un crollo nervoso per la paura. La situazione migliorò un po’ quando il tassista ci spiegò che la chiesa aveva una grande importanza storica e fra poco era prevista una lettura di poesie con accompagnamento musicale. Immaginai che ci avesse detto qualcosa del genere visto che parlava portoghese e noi non lo conoscevamo.
A rischio della nostra vita, accettammo l’offerta del tassista e lui andò a prendere il taxi. Taxi per modo di dire. Si trattava di un vecchio machinino Wolkswagen a due porte! Se avessimo voluto scappare in caso di emergenza, saremmo dovute saltare fuori dal finestrino. Cosa ovviamente impossibile.
Alla fine però siamo arrivate sane e salve, e abbiamo potuto apprezzare la sicurezza del nostro bellissimo albergo godendoci un drink nella piscina circondata dalle palme.
Buona notte, Salvador!
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